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La Roma dei romanisti

Stavolta accompagno il lettore in un intrigo di vicoli e stradine, nel cuore antico di Trastevere, per invogliarlo ad una visita in "un'altra Roma"


Non certo quella che ho conosciuto negli anni ‘60, quando non vi si avventuravano auto, quando tra i panni stesi da un caseggiato all’altro comparivano mignanelli fioriti, quando gli abitanti sedevano davanti casa, in strada, a porte aperte, e su tavolinetti improvvisati splendevano rossori di spaghetti al sugo e bagliori dorati di fogliette di Frascati, e al rarissimo passante, visto con occhio consapevole del suo imbarazzo per essere “straniero”, si diceva “favorite?”.
No, quella Roma non c’è più, ma dove vi conduco potrete riviverne il ricordo.
Ecco, da via della Scala si sbuca d’improvviso in una piazzetta spaziosa e… verde! Infatti vi crescono alcuni ligustri, che si fanno strada tra i sampietrini, e un grande Avocado, che fa ombra al sagrato della chiesetta di Sant’Egidio.

Ora tutt’intorno è un brulichio di ristorantini e fast food, e dall’altro capo della piazza una fila interminabile di turisti aspetta paziente di trovare posto nella folla di avventori assiepati di fronte a un locale brillante di lucine colorate, su tavolinetti striminziti dove verranno frettolosamente saziati di pizze dal dubbio aspetto e cocacole, e penseranno quanto è bella Roma.
Eppure, a venti metri di distanza, la vedrebbero davvero quella Roma. Basterebbe entrare per una visita nel Museo di Roma in Trastevere, proprio lì in piazza di Sant’Egidio, isola tranquilla in quel mare di fretta e di rumore.
L’ingresso è al centro della parete dell’antico convento, fondato nel 1601 nella chiesa di s. Lorenzo sul Gianicolo, poi dedicato a sant’Egidio.

Fu affidato da Urbano VIII alle suore carmelitane, che ne furono cacciate quando i piemontesi, nuovi padroni dell’Urbe, requisirono i fabbricati religiosi sia per sfregio all’odiato Papa sconfitto sia perché non sapevano dove sistemare le torme di soldati, impiegati, servitori, arrivisti, accodati, che erano entrati in città al seguito del vincitore.
Fu dunque acquisito al Comune di Roma nel 1875.

Dal 1918 ospitò il sanatorio antimalarico per bambini intitolato all’illustre medico Ettore Marchiafava.
Tra il 1969 e il 1973 l’edificio fu restaurato dagli architetti Attilio Spaccarelli e Fabrizio Bruno, e adattato a dipendenza del Museo di Roma a Palazzo Braschi, ormai stracolmo, per ospitare materiali considerati di minore importanza: divenne così il Museo del Folklore e dei Poeti dialettali romani.

Aperto al pubblico il 1° febbraio 1977, nel 2000 cambiò denominazione come Museo di Roma in Trastevere.
Ospita oggi materiali relativi a scene di vita quotidiana romana tra fine Settecento e inizio Novecento, dipinti, immagini romane e scenografie dei mestieri dell’epoca ricostruite con manichini a grandezza naturale, il Presepe Romano del ‘700 - che fa da modello a quello della scalinata di Piazza di Spagna - su bozzetto di Angelo Urbani del Fabbretto, le Statue Parlanti di Roma, gli acquerelli di Ettore Roesler Franz che immortalano la “Roma sparita”, e la “stanza di Trilussa”, più o meno ricostruita con i materiali rinvenuti nello studio del Poeta in via Maria Adelaide e accatastati dopo la sua morte nel 1950.

Vi si svolgono importanti manifestazioni, ma, anche per interesse personale, tengo a segnalare in particolare le mostre e conferenze relative al Gruppo dei Romanisti che dureranno fino all’autunno.
Una serie di esposizioni fotografiche, artistiche, grafiche, pittoriche, in ambienti scenografici, che ricostruiscono la genesi del più importante consesso culturale romano, nato dopo la Grande Guerra nello studio artistico di Augusto Jandolo, che ha per scopo istituzionale di “contribuire alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale e al divenire della città di Roma nel rispetto delle sue tradizioni e della sua funzione storica”.

Costituitosi ufficialmente nel 1929 come cenacolo spontaneo di studiosi, accademici e cultori della Romanità, dal 1940 il Gruppo pubblica annualmente e ininterrottamente il volume Strenna dei Romanisti, che comprende articoli e saggi su argomenti romani, e che da allora viene consegnato ufficialmente al sindaco di Roma il 21 aprile di ogni anno, nella ricorrenza del Natale di Roma.

La storia e la genesi del Gruppo sono evidenziate nell’accurata mostra di immagini, ma ancor più sono recepibili proprio oggi dalla serie di conferenze organizzate per tutta la durata del 2023, in ognuna delle quali un componente del Gruppo espone una delle tante materie trattate, studiate, esposte nelle tante pubblicazioni opera di Romanisti.

Una storia dunque lunga un secolo, raccontata dai Romanisti di oggi, ma con riferimento ai grandi Romanisti di ieri (i nomi illustri si trovano sul sito www.gruppodeiromanisti.it ).
Propongo dunque ai nostri lettori di visitare il Museo dove, correlato alla mostra “I Romanisti. Cenacoli e vita artistica da Trastevere al Tridente (1929–1940)” a cura di Roberta Perfetti e Silvia Telmon, avrà luogo nella Sala Multimediale (con ingresso libero) il Ciclo di incontri "Il Gruppo dei Romanisti si racconta", ideato e coordinato dal Presidente Donato Tamblé.
I relatori degli incontri saranno i Romanisti Sandro Bari, Carla Benocci, Maurizio Berri, Laura Biancini, Tommaso di Carpegna Falconieri, Francesca Di Castro, Girolamo Digilio, Marco Impiglia, Carolina Marconi, Franco Onorati, Andrea Panfili, Andreas Rehberg, Antonio Rodinò di Miglione, Domenico Rotella, Donato Tamblé, Marcello Teodonio, Luca Verdone.


Sandro Bari, Direttore Rivista "Voce romana" © Riproduzione riservata
Dossier condominio 195/2023


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