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Centotrenta anni di luce elettrica a Roma

Oggi, mentre discutiamo di carenza di fonti energetiche, di risparmio, di convenienza commerciale e progresso tecnico, ci viene difficile pensare che le strade romane hanno cominciato ad essere regolarmente illuminate solo da 130 anni.


Era il 4 luglio del 1892 quando la linea elettrica che avrebbe acceso una serie di lampade entrò in funzione con regolarità.
Non era certo buia completamente, l'Urbe, prima di quella data, ma la funzionalità del servizio pubblico di illuminazione non era ottimale.
Eravamo industrialmente in ritardo rispetto al Nord, come sempre dai tempi dell'unificazione, e un pò responsabile di ciò era anche la mentalità del governo papale che fino a mezzo secolo prima rifiutava che la Capitale della cristianità venisse illuminata artificialmente alterando il ciclo naturale che prevedeva il buio di notte.

Papa Gregorio XVI la pensava così, e si era limitato a ripristinare quell'iniziale servizio di illuminazione instaurato dal governo degli invasori napoleonici della repubblica francese: già nel 1810 avevano istituito la Prefettura Acque e Strade, disponendo che le strade di notte fossero rischiarate da lumi ad olio d'oliva, che peraltro ai romani non mancava.
Pio IX, invece, che già accettava il concetto del "cavallo di ferro" spinto dal vapore e aveva dato il via alla navigazione dei battelli a ruota, era più disponibile e aveva permesso che si progettasse il nuovo tipo di illuminazione usando il gas prodotto dalla ditta francese dei fratelli Trouvé.

Tutto si fermò nel 1848 con i vari fatti bellici, i moti rivoluzionari, la Repubblica Romana, e solo nel 1854 la nuova "Società Anglo-Romana della Illuminazione a Gaz", con officina in via dei Cerchi, poté inaugurare il servizio di illuminazione pubblica; soltanto però nelle vie centrali, usando i condotti che dal Gazometro portavano dal Corso al Campidoglio.
Dopo l'Unità il servizio fu esteso con l'apertura della seconda "Officina del Gaz" al Flaminio.

Incombeva però la necessità di adeguarsi al progresso che vedeva nell'elettricità il futuro dell'illuminazione: infatti la nuova "Società Anglo-Romana per l'Illuminazione di Roma col Gaz ed altri sistemi" sperimentò nel 1882 l'illuminazione elettrica nel grande spazio detto di Termini, antistante la Stazione Ferroviaria, e il risultato portò alla costruzione di una centrale a vapore per la produzione di elettricità nel Circo Massimo.
La corrente elettrica non poteva però ancora essere trasportata se non a poca distanza dal luogo di produzione, e arrivò non più lontano di piazza Colonna.
Fu comunque un grande successo e un effetto spettacolare vedere risplendere una luce, che non emanava fumo né cattivi odori, intorno alla Colonna di Marco Aurelio e sotto le facciate dei palazzi circostanti: ben otto lampioni, che presto si moltiplicarono arrivando nel 1887 a illuminare il Teatro Nazionale in via IV novembre, il Quirinale, piazza Venezia, piazza Montecitorio e addirittura i Grandi Magazzini Bocconi (la futura Rinascente).

Si cominciavano a salutare i vecchi lampioni che da trent'anni utilizzavano il gas o il petrolio.
E sarebbero passati solo pochi anni per veder arrivare a Roma la corrente ad alta tensione, tramite un cavo proveniente dalla Centrale Idroelettrica di Tivoli, che sarebbe stato in grado di trasportare l'elettricità a lunghe distanze: le centrali cittadine, infatti, producevano corrente continua che perdeva potenza entro poche centinaia di metri, mentre la nuova centrale, che sfruttava la sorgente in riva sinistra dell'Aniene, produceva corrente alternata trasportabile a parecchi chilometri di distanza.

L'impianto, inaugurato nel 1892, veniva sostituito dalla nuova Centrale di Acquoria nel 1902.
Sfruttandone le potenzialità, l'attivissimo sindaco Nathan, dieci anni dopo, avrebbe reso operante la Centrale Termoelettrica di Montemartini, sulla via Ostiense a San Paolo.
Da allora, dalle prime lampade ad arco, a incandescenza, a filamento di carbonio, a filo di tungsteno, a neon, alogene, a risparmio energetico, siamo passati all'uso dei led che permettono una resa incredibilmente superiore in durata, intensità e qualità di luce.

E non è finita...


Sandro Bari, Direttore Rivista "Voce romana" © Riproduzione riservata
Dossier condominio 191/2022


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